lunedì 21 maggio 2012

Divinus Bike Clivus, Paez vince e convince

Nessun dubbio, la decima edizione della Divinus Bike Clivus ha convinto proprio tutti, portando quasi per mano gli atleti al traguardo. La presenza di una organizzazione pressoché perfetta si percepiva in modo tangibile: tabelle ad ogni km percorso, almeno una decina di punti in cui si poteva fare rifornimento, personale di assistenza lungo tutto il tracciato, indicazioni precise e ben posizionate. E gli atleti se ne sono accorti, scambiandosi commenti positivi fin dai primi km di gara: ci risulta che gli stessi giudici della Federazione, che entravano in contatto con la Divinus per la prima volta abbiano giudicato eccellente la già ben rodata macchina “Hellas Monteforte”. La prima partenza del nuovo percorso marathon “del Vulcano” era fissata per le 8 e 30, mentre la granfondo “delle Ciliegie” ed il percorso corto “del Soave” non sarebbero partite prima delle 10,00: ovviamente chi aveva scelto il percorso piu’ lungo ha dovuto anticipare i tempi, presentandosi abbastanza presto al “PalaClivus”, struttura che ha presto il posto del palazzetto dello sport per lo svolgimento delle operazioni di segreteria. Nessuna coda, nessun problema, se non quello di trasportare il pacco gara. Si trattava di un vero e proprio scatolone, dove abbiamo trovato due bottiglie di Soave Clivus, un calice personalizzato Divinus Bike, uno scaldacollo, uno zainetto, tre succhi di frutta, tre pacchi di pasta, due confezioni di biscotti, integratori e tre buoni per il pasta party.
Nelle consuete interviste pre-gara Fabia Sartori intervistava con simpatia i numerosi big presenti: da Marzio Deho, che rivelava di essere ancora un po’ affaticato dalla “Titan Desert”, conclusa la settimana scorsa nel deserto del Marocco, a Mirko Celestino: il forte atleta del team Avion Axevo raccontava che, come molti si era svegliato improvvisamente a causa del terremoto, ma poi fortunatamente era riuscito a prendere sonno con un certa facilità. Molti invece hanno passato la notte con poca serenità: nel Veneto le scosse si sono percepite con notevole intensità. Ben figuravano in prima griglia le maglie del campione europeo Medvedev, di Ragnoli e Mensi del team Scott, del team Ktm Stihl Torrevilla e del Silmax Cannondale, a dimostrazione dell’importanza di questa manifestazione. Se non bastasse, ecco i numeri: 2113 i partenti effettivi, 901 i classificati nel percorso marathon e 767 nella granfondo; solo 35 gli arrivati nel percorso corto, ma è scontato, stare in bici così poco è un peccato in situazioni come queste.
Un minuto di silenzio per le vittime dell’attentato a Brindisi e per quelle del terremoto, poi la miccia sulle polveri dei “Trombini” ha dato il via ufficiale alla competizione. Temperatura sui sedici gradi, cielo che si è coperto con poche gocce di pioggia verso le nove, giusto il tempo di bagnare la polvere e tregua fino alle 13 e 30, quando il meteo si è messo al peggio in modo irreversibile.
Le prime rampe asfaltate conducono verso i vigneti di Fittà: è Tony Longo a farsi notare, assieme al gruppetto Scott con Hofer, Mensi e Ragnoli. Ma non ci sono ancora tratti in cui si puo’ lasciare sulle gambe gli avversari, e in pratica ci sono circa venti corridori nel gruppo al comando, con tutti i migliori a tenere il passo. Dopo circa venti km di gara si fanno notare Medvedev, Finetto e lo stesso Paez, sempre tenuti sotto controllo dai ragazzi della Scott, ma il gruppo comincia leggermente a sfilacciarsi. Qualche foratura (Deho, poi anche Longo), qualche ritiro (Vastaranta, mai brillante oggi) e già si arriva alla parte inedita del percorso: si sale a circa 800 metri di altitudine, su una salita sterrata di circa due km Paez prova lo scatto, con Ragnoli che cerca di non perdere contatto. Purtroppo rimarrà attardato da una caduta , ed il colombiano della TX Bianchi potrà inconsapevolmente trarne vantaggio; Finetto e Mensi sono provvisoriamente terzo e quarto. Tony Longo inizia la rimonta e riesce a riportarsi non lontano dagli uomini di testa, anche Celestino riesce a recuperare qualche posizione. Ormai sono stati percorsi circa 50 km ed i giochi sembrano ormai fatti, con Paez che controlla il vantaggio su Ragnoli e con Longo che si porta in zona podio. Il colombiano chiude un periodo sfortunato e dimostra di essersi ripreso perfettamente dall’infortunio patito in Coppa del Mondo: vince con 2h, 42 min e 53 sec, arrivando a Monteforte a braccia alzate e con poco meno di un minuto di vantaggio su Ragnoli: terzo, ma piu’ staccato, Tony Longo, che precede Finetto e Celestino.
In campo femminile ottima la prova di Alessia Ghezzo, che rimane in testa dal primo all’ultimo metro, e che precede Sandra Klomp e Roberta Gasparini. Nel percorso classic dominio di Elettroveneta Corratec, con vittoria di Andrea Pendini davanti a Marco Agricola: al terzo posto Gabriele Della Dora. Lorena Zocca precede Elisa cappellari e Jessica Pellizzaro in campo femminile.

Come nelle passate edizioni grande presenza di pubblico: mettere tre buoni per il pasta party vuol dire invitare a pranzo anche i familiari. Ma il successo della Divinus Bike non deriva solo da questo, o dal fatto che c’è un pacco gara senza confronti, o che si è inseriti nelle classifiche di quattro differenti circuiti. La cosa parte da più lontano. Innanzitutto bisogna sapersi rinnovare facendo tesoro delle esperienze precedenti: il percorso marathon, molto apprezzato anche se fisicamente impegnativo, è stato proposto solo quando si è avuta la sicurezza che sarebbe stato all’altezza delle aspettative e nel rispetto degli standard, qui molto elevati, di sicurezza e di controllo sul territorio. Inoltre con 250 partenti ogni 8 minuti non ci sono stati imbottigliamenti: non si aspettato né troppo né troppo poco, ma quello che serviva.

La presenza di tanti atleti ha costretto gli ultimi arrivati a cercare parcheggio in zone un po’ più lontane dal centro: ma in occasione della “Montefortiana”, tradizionale corsa piedi della terza settimana di gennaio, in un paese di 8500 anime arrivano quasi ventimila persone: e pur di esserci parcheggiano ben più lontano. Che dire di più? Complimenti, sinceri complimenti. E chi non ha potuto esserci non perda l’occasione nel 2013, quando vedremo cosa si inventeranno Andrea Beghini ed il suo staff.

(Sandro Bongiorno)
Fonte: Solobike.it

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