venerdì 6 settembre 2013

MONGOLIA BIKE CHALLENGE, L'INVIATA PER SOLOBIKE GIULIANA MASSAROTTO

Mongolia Bike Challenge: 95 chilometri per la quarta tappa
Dopo la cancellazione della terza a causa del maltempo, la quarta giornata della GENCO Mongolia Bike Challenge è iniziata dal campo Khan Khentii posto a 2.000 metri di altitudine, per concludersi a Berkh Mountain lungo il fiume Kherlen. Le condizioni del tracciato erano asciutte e veloci, ancor di più per via di un vento di coda che soffiava sugli atleti.
La tappa, originariamente di 175 chilometri, è stata accorciata a 95 a causa delle difficoltà logistiche sopportate dagli atleti durante il trasferimento della terza tappa annullata dopo 40 chilometri a causa del forte maltempo.

La gara maschile ha visto ancora protagonisti Wallace (Kona), Turner (Jamis), Sager (Jamis), Frendo (Oyu Tolgoi), Ortiz (Selle SMP) e l’atleta di casa Altanzol Altansukh (Genco Tour Bureau). I primi tre posti di tappa, dopo uno sprint, sono andati a Sager che ha preceduto Frendo e Turner. In classifica generale al comando c’è Ortiz (6:43 minuti) davanti a Frendo +09:57.


Nella gara femminile splendida cavalcata di Williamson, capace di stare con molti tra i migliori uomini in corsa. Aumenta così il suo vantaggio su Looney (Topeak Ergon) e Greene (Endura NZ).


La mia diretta della Genco Mongolia Bike Challenge 
3 settembre – 3^ tappa Non vi ho aggiornato la terza tappa scusate, ma ieri è stata una giornata particolare, di quelle che possono capitare in una gara a tappe.
Durante la notte la pioggia è caduta  sulle nostre gher e sul percorso. Da subito abbiamo affrontato un terreno pesante e molti guadi di acqua gelida pensando di lasciare alle nostre spalle la tundra siberiana. Un cielo pesantemente nuvoloso ci ha accompagnato tutto il giorno e non ho avuto molto tempo per guardarmi attorno, il fondo accidentato prima e il fango più avanti hanno monopolizzato la mia attenzione, ma mi sono rimasti impressi i prati pieni di stelle alpine e un mare di cespugli verdi misti ad altri di un particolare colore amaranto.
La mia gara è partita subito veloce perché Jennifer non mi dava tregua e mentre stavo pensando dopo l’ultimo guado che il mio ritmo di gara era troppo veloce considerando la lunga distanza che ancora ci aspettava la gara è stata interrotta a causa dell’impraticabilità del percorso. Abbiamo rifatto il percorso al contrario mentre un vento siberiano ci sferzava senza tregua fino a raggiungere due gher di pastori che ci hanno ospitato in attesa di spostarci tutti nel nuovo campo. Un modo più veloce per approfondire le nostre conoscenze, ammassati sui letti e sul pavimento riscaldandoci attorno alla stufa circondata da scarpe e calzini bagnati.
Il trasferimento è stata un’avventura nell’avventura, posso immaginare le difficoltà per spostare tutti noi e le nostre bici, ma per me è stato un’esperienza favolosa.
Siamo saliti nelle “crash machines” a piccoli gruppi, con me c’erano l’americano Jason, il giapponese Takei e il mongolo Choka (diminutivo di un nome impronunciabile) che ha dovuto sopportarmi per un’ottantina di km perché gli facevo un sacco di domande sul suo paese.
Il viaggio è durato circa 4 ore ma mi è sembrato un lungo giro al luna park sulle montagne russe, anzi più divertente. Le crash sono piccoli furgoni squadrati che riescono ad affrontare un sacco di ostacoli dell’off road grazie alla loro struttura e alla particolare abilità dei guidatori mongoli. Pozzanghere grandi come piscine, guadi di rivi copiosi, buche e dossi enormi, il tutto circondato da un’infinitamente lunga vallata ondulata  interrotta da bianche gher, mandrie di bovini, yak, capre, pecore, “ato” (cavalli) che non si curano molto della nostra lunga carovana di mezzi veloci e saltellanti,
Passati oltre il fiume Ghevlen (credetemi la pronuncia è tutta un’altra cosa) siamo saliti ancora più in alto verso il campo di tende gialle che ci ha riparato da una  fredda notte e altrettanto fredda mattina. Da lì siamo partiti per la quarta tappa dopo aver impacchettato i nostri bagagli per un nuovo campo base.
4 settembre – 4^ tappaLa prevista quarta tappa è stata modificata, in parte credo per il primo tratto che non si discostava molto dal tipo di percorso che abbiamo affrontato ieri e che le piogge hanno reso impraticabile e in parte perché il trasferimento è terminato a notte inoltrata.
Tappa di circa 100 km molto veloce attraverso una lunga vallata fluviale con tratti desertici nascosti da pascoli verdi, sotto un cielo di nuvole che il forte vento spostava in continuazione e che ci ha accompagnato fino al traguardo. Lungo il percorso non mancano gruppi di cavalli multicolori, greggi di capre e mandrie con i loro pastori avvolti nei deel estivi in groppa stavolta a moderne motociclette che affrontano le piste con molta disinvoltura.
Il nostro campo di gher si trova in una vasta insenatura creata dal fiume che scorre accanto a noi. Il vento oggi è il padrone assoluto della valle e di tanto in tanto ci regala momenti di sole caldo per poi sferzare noi e le tende da tutti i lati.
Oggi siamo arrivati presto e abbiamo il tempo per riposarci e occuparci delle bici, del bucato, dei massaggi e di pensare alla tappa di domani.
Qualcuno ha deciso di non partire stamattina, siamo più o meno a metà della nostra avventura. Tra gli atleti italiani la coppia del tandem, Beppe e Milena, ha lasciato la gara devastati da problemi di stomaco già da sabato notte, ma non è detto che possano ancora percorrere le tappe che mancano.
Fabio punta al traguardo finale, Daris ha conquistato un terzo podio nella sua categoria alla prima tappa, Personalmente ho risentito oggi della mancanza di potenza nelle gambe ma ho fatto del mio meglio, forse la mia dieta vegetariana non mi sta aiutando ma questo è il mio bagaglio e d’ora in poi l’indole ventiquattrorista dovrà entrare in azione al massimo fino al secondo traguardo definitivo.
Il primo traguardo l’ho già ottenuto: essere qui!


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